Il nuovo meraviglioso film del regista italiano Luca Guadagnino “Chiamami col tuo nome”, candidato a 4 premi Oscar, tra cui miglior film, deve metà del suo meritatissimo successo agli splendidi scenari italiani: la pellicola è immersa nei colori fruttati di una Lombardia estiva. Correva l’anno 1983 e lo studente Oliver (interpretato da Armie Hammer) viene invitato dal suo professore a trascorrere qualche mese nella sua tenuta italiana per fare delle ricerche; è qui che Oliver incontra Elio (un bravissimo e giovanissimo Timothée Chalamet), figlio del prof, e se ne innamora. Elio è un diciasettenne a cui piace suonare, leggere e trascrivere musica; della sua vita non si sa molto, solo che parla bene inglese, francese e italiano, che, come Oliver, è ebreo e quando incontra quest’ultimo probabilmente non sa ancora di essere attratto da persone del suo stesso sesso (infatti inizia ad instaurare una relazione con una ragazza) e durante il film, lo vediamo spesso confuso e ingenuo. Oliver, d’altro canto, ha 24 anni, e tra i due inizialmente si genera una sorta di astio, dovuto principalmente alla reciproca confusione sentimentale.
Fa da sfondo a questo lungometraggio innovativo la villa della famiglia di Elio: Villa Albergoni, a Moscazzano, Crema. Costruita sulle rovine di un antico castello (si nota benissimo), era immersa in un borgo fortificato (Moscazzano) con case merlate e un’isolata torre di avvistamento (San Donato). E’ stata arredata diversamente durante le riprese, per renderla più personale, e sono stati inoltre portati alberi da frutto, non tipici del paesaggio lombardo; sembra infatti che nel film i personaggi mangino solamente pesche ed albicocche e che la tenuta ne sia straripante. Sono già partite numerose richieste dall’estero per affittare la Villa e visitare i confinanti paesaggi montuosi e pianeggianti.
Quando hanno voglia di fare un giro ed abbandonano la base, sempre in bicicletta, Elio ed Oliver, si recano spesso al bar a bere un succo oppure a giocare a carte con un gruppetto di anziani del luogo: è qui che riconosciamo Piazza Duomo a Crema, spesso e volentieri deserta (volutamente) immersa nel sole e nel caldo afoso della città.
Qui si confesseranno il loro amore, senza troppe parole, lasciando solo intendere allo spettatore. Questa piazza è il centro della città e il suo nucleo più antico, con stili e forme tipicamenteveneziani. Dalla chiesa vediamo anche l’arco del Torrazzo (che ne film si intravede) e il lato meridionale dello spiazzo chiuso da una serie di case porticate e passaggi coperti, residui degli accessi dell’antica città fortificata. Ad un certo punto della narrazione (parlo di narrazione perché la storia è tratta dall’omonimo romanzo di André Aciman) viene fatta una scoperta archeologica a Sirmione, cui faranno visita i due amanti e il professore. La scena sarà girata nel Parco Delle Grotte Di Catullo e nella spiaggia Giamaica.
Denominata “Perla Del Garda”, Sirmione era abitata già dagli uomini dell’età del bronzo che lasciarono i resti delle loro palafitte e i romani ne fecero un luogo per le vacanze. La sua bellezza decantata spesso dal poeta latino Catullo, di cui si può visitare la villa, offre spettacoli naturali di un’armonia unica, a partire dallo stesso Lago Di Garda e finendo con i vicoletti stretti tra cui si passa per girarla. Si può visitare inoltre il Castello Scaligero (dal martedì alla domenica dalle 8:30 alle 19 al prezzo di 5 euro), tappa obbligatoria per entrare nella città dato che il suo ponte levatoio la unisce alla terraferma, e come ogni castello che si rispetti ha il suo famoso fantasma che si aggira per le stanze, o almeno così narra la leggenda di Ebengardo. Ah, vi consiglio di mangiare il gelato, in qualsiasi gelateria dato che sono praticamente tutte uguali, perché non avete mai mangiato un cono gelato due gusti più grande di quello… vi dico solo che io non sono riuscita a finirlo, ma è buonissimo anche se un po’ troppo costoso!!
Un altro luogo suggestivo che fa da scenario a questa storia d’amore si trova a Bergamo e sono le Cascate Del Serio, le seconde più alte d’Italia. Il regista ha confessato che è stato difficile girare qui le scene perché le cascate, durante le 5 aperture annuali programmate dal giugno ad ottobre, solitamente una domenica al mese, sono sempre piene di turisti che fanno trekking e non si potevano immergere le riprese in un ambiente pullulante di persone (in effetti, quasi tutti i background di Guadagnino sono spesso vuoti), ed è stato solo grazie al comune di Valbondione che l’Enel ha permesso delle aperture straordinarie di mezz’ora in cui montare il set. Per visitare queste cascate non si paga alcun prezzo, bastano solo delle gambe allenate e dei buoni polmoni e con uno sforzo in più si può raggiungere il Rifugio Curò, il più frequentato nella zona bergamasca, circondato da boschi alpini e dalle più alte cime delle Orobie.
Oltre alla visione obbligatoria di questo film che parla di un amore in tutta la sua purezza giovanile, inserito in un contesto splendidamente italiano, consiglio di visitare questi meravigliosi luoghi naturali ed architettonici che abbiamo la fortuna di avere a pochi chilometri di distanza.