TRAVELCHIPS A NEW YORK: diario di viaggio di Roberta – DAY 3, grandi emozioni!

Eccoci al nostro terzo giorno e finalmente il sole!!!!! Il giorno di pioggia precedente ha lasciato posto ad una bellissima e limpidissima giornata di sole, perfetta per la prima tappa del giorno: Statua della Libertà ed Ellis Island.

Abbiamo preso la metropolitana alla stazione 28th street (la strada dopo il nostro hotel) in direzione Downtown e siamo scesi alla stazione Whitehall per raggiungere Battery Park, per prendere il battello diretto a Liberty Island e Ellis Island. Mentre attraversavamo Battery Park abbiamo guardato verso il fiume Hudson ed è apparsa in lontananza lei, Lady Liberty!!!! Ci siamo messi in coda prima per il biglietto (i pass non danno l’entrata diretta, si mostrano alla cassa e poi ti danno il biglietto) e poi per fare i controlli di sicurezza. Finalmente siamo saliti sul battello e subito sono andata al piano superiore all’aperto per ammirare il panorama della baia di New York e di Lower Manhattan durante la traversata e per fare tante foto. Ad un certo punto ci siamo trovati davanti a lei, la Statua della Libertà in tutto il suo splendore e in tutta la sua imponenza e lì mi è venuto un nodo in gola dall’emozione.

Una volta scesi dal battello abbiamo fatto il giro dell’isola, ammirando la statua da tutte le sue angolazioni e il panorama di Manhattan, Brooklyn e il New Jersey da un lato e il ponte Verrazzano dall’altro. Abbiamo fatto tantissime foto con la statua sullo sfondo e devo dire che vista dal basso è veramente maestosa e fa un po’ impressione perché se la si guarda bene sembra che si muova. Dopo un’ora abbiamo ripreso il battello per raggiungere Ellis Island, il punto d’ingresso degli immigrati che si recavano negli Stati Uniti agli inizi del XX secolo per cercare fortuna. All’ingresso abbiamo noleggiato l’audioguida e abbiamo iniziato la nostra visita seguendo il percorso indicato. Al piano superiore si trova il grande salone dove gli emigranti si mettevano in fila per i controlli doganali e dove venivano sottoposti ai primi controlli sanitari (famoso e temuto era il “medico degli occhi”). Al piano inferiore si trova una sala con dei computer dove si può vedere se qualche nostro avo è arrivato negli States (purtroppo non sono riuscita a controllare perché la sala computer era chiusa…). Nelle varie sale vengono descritte tutte le varie attività che si svolgevano nel centro, con la mostra di oggetti e foto. Finita la visita al centro e nell’attesa del traghetto per Battery Park, ho potuto ammirare una bellissima vista sui grattacieli di Lower Manhattan.

Se posso dare un consiglio, vale proprio la pena visitare di entrambe isole (il biglietto è unico e in ogni caso è compresa in tutti i pass di New York) e poi vedere la Statua della Libertà da vicino è un’emozione non da poco. Vi consiglio di andare all’imbarco presto perché le file per il biglietto (nel caso in cui non abbiate comprato il biglietto o avete il pass) e, soprattutto, quella dei controlli sono piuttosto lunghe. Si può salire sia sul piedistallo e sia sulla corona, ma in questi casi è necessario prenotare la salita sul sito ufficiale. Ad Ellis Island noleggiate l’audioguida perché viene spiegata in maniera esaustiva la storia dell’immigrazione negli Stati Uniti, si possono sentire anche delle testimonianze di coloro che sono entrati negli USA da Ellis Island e soprattutto vengono smentiti alcuni fatti riguardanti l’emigrazione verso gli Stati Uniti. È vero che i controlli erano rigidi ma i respingimenti sono stati pochissimi, per l’esattezza il 2% perlopiù per motivi sanitari o giudiziali, e che non è vero che i cognomi dei migranti, soprattutto quelli italiani, venivano cambiati perché gli addetti alla dogana non capivano i nomi (veniva controllato il biglietto della nave che riportava il nome del passeggero).

Arrivati sulla terraferma, ci siamo diretti verso il Financial District e siamo arrivati davanti al famoso Charging Bull di Wall Street, dove purtroppo non sono riuscita a farmi una foto davanti al toro per la troppa gente che c’era.

Pranzo da TGI Fridays dove abbiamo mangiato un buonissimo hamburger (niente a che vedere con quelli del Mc Donald’s).

Dopo mangiato abbiamo ripreso il cammino attraverso i grattacieli del Financial District e siamo arrivati in un altro luogo simbolo di New York: il 9/11 Memorial, il luogo in cui sorgevano le due torri del World Trade Center colpite nel tragico attentato del 11 settembre 2001. Sulle fondamenta delle torri sono state costruite due grandi fontane recanti i nomi di tutte le vittime. Appena arrivata alle fontane ciò che mi ha colpito è stato il silenzio rotto soltanto dal rumore dell’acqua, anche i clacson e le sirene sembravano dei suoni lontani. Purtroppo era quasi buio e i nomi non si leggevano bene anche se erano illuminati. Tra le due torri è stato costruito il 9/11 Museum, un museo commemorativo che racchiude numerosi reperti recuperati a Ground Zero. Anche qui il pass non da l’entrata diretta e bisogna andare alla cassa per il biglietto. Non abbiamo fatto tanta coda anche perché era l’ultima entrata del giorno. Dopo i controlli di sicurezza inizia la visita vera e propria. La prima cosa che si vede è una foto scattata alle 8:35 del 11 settembre 2001, cioè 30 minuti prima del fatto.

 

Si prosegue verso la “scala dei sopravvissuti”, la struttura di una scala che ha consentito a molte persone di salvarsi,  e si arriva in un grande salone dove spicca sul muro una frase di Virgilio “NO DAY SHALL ERASE YOU FROM THE MEMORY OF TIME”.

La sala contiene molti resti delle torri, come un pezzo dell’antenna che sovrastava una delle due Torri, il motore di uno degli ascensori, un camion dei vigili del fuoco e un pilastro con le foto di alcuni pompieri e poliziotti che sono morti prestando i soccorsi. Si arriva poi in una zona, dove è assolutamente vietato fare foto e video, che è il vero cuore del museo. La prima sala ha su tutto il perimetro le foto delle vittime dell’attentato e al centro delle teche contenenti oggetti personali delle vittime donate dai familiari. La seconda sala invece ricorda il tributo dello sport alle vittime dell’attentato, dal basket al baseball, dalla Nascar al football americano (c’è un video dell’esibizione degli U2 durante la finale del Superbowl, mentre cantavano Where the Streets Have No Name e sul maxischermi venivano elencati i nomi delle vittime). Poi si arriva alla sala principale, dove sono esposti oggetti recuperati a Ground Zero, oggetti di tutti i tipi, come scarpe, vestiti, portafogli, borse, occhiali, floppy disk, libri e tanto altro, tutti ancora ricoperti dalla polvere causata dal crollo delle torri. C’è la ricostruzione di un negozio di abbigliamento che sorgeva nelle vicinanze del World Trade Center con i vestiti sugli scaffali e sulle relle ancora ricoperti di polvere, così com’erano rimasti quel giorno. Ci sono video e fotografie scattate quel giorno da vari punti di New York, la cartina del percorso degli aerei, e in sottofondo l’audio delle conversazioni tra i soccorritori.

È una ricostruzione dettagliata dei fatti accaduti quel tragico giorno, una visita toccante che ti cambia la giornata e ti fa tornare indietro nel tempo (ricordo ancora, come se fosse ieri, quello che stavo facendo quel giorno…), ma che consiglio a tutti di fare. A titolo informativo, il martedì pomeriggio l’entrata al museo è gratuita.

Ma le emozioni non erano ancora finite….. Usciti dal museo ci siamo diretti verso la Freedom Tower, la nuova torre costruita nell’area del WTC, visto che mancava un’ora alla chiusura e c’era l’ultima entrata. La salita all’osservatorio è un’esperienza unica: all’interno dell’ascensore ci sono degli schermi che mostrano, man mano che si sale, l’evoluzione di Manhattan da quando era un’isola con prati verdi alla costruzione dei grattacieli. La salita dura in tutto 40 secondi e neanche ci si accorge di essere arrivati al 102° piano!!!! Una volta arrivati in cima la migliore vista che si possa avere, New York ai tuoi piedi!!! Un’emozione straordinaria, una vista da togliere il fiato (e io mi sono pure commossa….. ) su tutta New York e sul New Jersey e anche se era sera il panorama era veramente emozionante, vedere poi in lontananza le luci di Times Square e tutta la vita di New York che scorre sotto i tuoi piedi e indescrivibile. E poi i grattacieli circostanti sembravano veramente piccoli…. Uno spettacolo nello spettacolo!!!!

 La Freedom Tower è compresa solo nel Sightseen Pass (sia il Flexi che l’Unlimited), ma in ogni caso vale la pena salire su questa torre perché la vista è molto più bella che dagli altri osservatori. Consiglierei di andare al tramonto così si può vedere la città sia di giorno che di sera.

 

Tornati a terra con ancora la splendida vista su New York ancora davanti agli occhi decidiamo di andare a Bryant Park a vedere i mercatini di Natale, così ci dirigiamo verso l’Oculus per prendere la metropolitana. L’Oculus è una stazione della metropolitana progettata dall’architetto spagnolo Calatrava e la sua particolare forma simboleggia la rinascita della zona dopo i tragici fatti del 11 settembre. L’interno è un grandissimo centro commerciale e nella piazza centrale si svolgono tante manifestazioni (lo potete vedere nel video dei One Republic “Connection”). Prendiamo la metropolitana verso Midtown e scendiamo a Times Square per poi proseguire a piedi verso Bryant Park ma purtroppo quando siamo arrivati i mercatini erano chiusi (chiudevano alle 20:00), così ci siamo ripromessi di tornarci la sera dopo. Mentre alcuni del gruppo sono rientrati in hotel, io e altri abbiamo fatto due passi in zona e ci siamo fermati per cena da Whole Foods Market (panino con prosciutto crudo di parma e mozzarella, che bontà!!!).

Torniamo verso il nostro hotel con le strade che pian piano si svuotavano e anche il terzo giorno a New York si è concluso, una giornata bellissima che ci ha regalato molteplici emozioni.

Alla prossima puntata e continuate a seguirci!!!!